mercoledì 16 aprile 2008

Che Sberla




Ragazzi, che legnata. L'unica cosa che mi viene in mente è la mitica canzone de El Pasador. Sentitela in loop per una ventina di volta e godete dell'effetto catartico.

sabato 22 marzo 2008

Aulla II

Impegni improrogabili a Roma non mi consentono di adempiere a quello che avrei voluto diventasse un rito con frequenza almeno annuale: l'omaggio alla statua di Craxi ad Aulla. Peccato. Tralaltro ho scoperto che questa cittadina continua a serbare sorprese. Non solo comune "dedipietrizzato", non solo paese sensibile alle disgrazie del buon Bettino e di tutte le vittime di tangentopoli, ma anche villaggio ospite di un meraviglioso monumento a Marco Pantani, vittima della giustizia sportiva. Spero di farcela per maggio.

O Mia Bella Mora

Il progresso e' una gran cosa, ma ha diversi aspetti inquietanti. Tralascio i piu' significativi, perche' avrete capito che su questo blog non c'e' molto spazio per riflessioni pregnanti. Il mio animo candido e' invece profondamente turbato dal significato che assumono le parole nel tempo. Oggi ho provato a digitare su google images la parola blackberry, che in inglese vuol dire "mora". Come sospettavo, ci sono praticamente solo immagini di palmari. Le more se le sono mangiate tutte.

giovedì 20 marzo 2008

Joe

Seratona ! Ho preso il coraggio a quattro mani (si dice cosi ?...) e sono andato a vedere il concerto di Joe Jackson all'Auditorium. Non so quando ero andato l'ultima volta a vedere un po' di musica dal vivo. Purtroppo il Joe non era in grande forma vocale (infatti continua a tracannare non so che da un bicchierone sul pianoforte), ma quando ha lasciato andare le mani sul pianoforte... uno spettacolo ! Stasera me lo sparo in cuffia a letto.

domenica 9 marzo 2008

Ogni Cosa ha il Suo Tempo

Mi ricollego a un post del mio amico Turi Campo sulle follie della globalizzazione: il basilico in vaschetta prodotto ad Albenga proviene da Israele. L'argomento ha scatenato una discussione senza precedenti sul suo blog, con un numero di commenti superiore alla media, segno di una sensibilità particolare al tema da parte dei frequentatori del blog stesso (a ulteriore dimostrazione del fatto che il buon Turi è un vero cittadino del suo tempo). E' quindi con estremo interesse che stamane ho letto su L'Espresso l'articolo "La mia mela è a chilometri zero", che fornisce una chiave di lettura più ampia della questione. Facendo riferimento al nuovo standard britannico PAS2050 per la misurazione delle emissioni equivalenti di gas serra di prodotti e servizi durante il loro intero ciclo di vita, l'articolo spiega come, fino a tempi recenti, nel valutare l'impatto inquinante di un prodotto ci si sia concentrati soprattutto sulla distanza chilometrica tra luogo di produzione e luogo di vendita. Arrivando in alcuni paesi più "consapevoli" a mettere dei bollini rossi a forma di aereo per informare i consumatori che il tal prodotto giunge da molto lontano e che quindi - si presume - ha un impatto inquinante superiore allo stesso tipo di prodotto che invece l'ortolano ha raccolto nel suo terreno a quattro chilometri dal supermercato. L'articolo smonta (o ha la pretesa di smontare) questo tipo di valutazione attraverso vari esempi, non ultimo quello dei prodotti coltivati in serre surriscaldate, che potrebbero addirittura essere più inquinanti di quelli importati dall'Africa Subsahariana che - a dire dell'articolo - per il 60-80% viaggiano su aerei di linea (per cui i costi ambientali andrebbero divisi con i passaggeri). Non sono un esperto del settore e non sarei neanche in grado di valutare il peso effettivo del riscaldamento in serra rispetto a quello dell'incremento di emissioni dovuto al maggior peso dell'aereo passeggeri che trasporta anche merci, ma una cosa mi sento di poterla dire, senza polemica: Turi, il basilico compralo solo d'estate, quando cresce libero nei campi senza bisogno di riscaldamento. Perché alla fin fine sono le nostre esigenze che creano i meccanismi più perversi.