lunedì 31 luglio 2006

La Logica

Oggi è il compleanno di Alessandra, quindi innanzitutto tanti auguri (li ho già fatti di pirsona pirsonalmente, non sono così blog-addicted...). Il pensiero di oggi è dedicato alla logica. La mia casa di Scoglitti dà su un rettilineo che quando era piccolo io era raramente percorso da qualche macchina, ma che adesso costituisce una pista per motociclisti e automobilisti che vogliono provare il brivido della velocità. Abbiamo quindi richiesto all'amministrazione comunale di far mettere uno di quei dossi o cunette in plastica per costringere i guidatori a rallentare. Risposta: "Non si può. Le macchine lì vanno forte, se mettiamo una cunetta può essere pericoloso". Logico, no ?

sabato 29 luglio 2006

Merenda

Dopo quattro giorni di alimentazione bilanciata, corse ed esercizi, oggi pomeriggio ho deciso di concedermi una briosc co’ ggilatu (brioche con il gelato). Per capire l’essenza e la tecnica di consumo di questo prodotto dolciario, bisogna prima cercare di visualizzarlo. La brioche è una specie di panino dolce, dalla consistenza a metà tra il pane e un buondì, grande come una rosetta ma piena dentro. La brioche viene spaccata a metà, ma le due parti restano attaccate per un lato, e ci si schiaffa dentro l’equivalente di due coni gelato. E qui comincia il divertimento. Per poter mangiare il tutto dovete avere una gran fame, molta voglia di gelato e una bocca foderata con materiale antigelo. Il caldo torrido infatti (condizione essenziale perché vi venga voglia di avventurarvi a comprare una brioche con il gelato) comincerà a fondere il gelato in men che non si dica, soprattutto se non conoscete in precedenza quali gusti del vostro gelataio tendono a sciogliersi prima e quindi non avrete fatto una scelta oculata. A questo punto, non essendoci altro contenitore che la brioche stessa e le vostre mani, se non volete andare in giro con il gelato che cola lungo le vostre braccia e sui piedi, non vi resta altro da fare che azzannare immediatamente – a bocca spalancata, visto che stiamo parlando di qualcosa che al punto di massimo spessore può raggiungere i 15 cm – brioche e gelato. Per fare questo, dovrete essere dotati di un enorme resistenza al freddo, non solo a livello lingua-bocca-palato, ma soprattutto nello stomaco. Infatti sarete costretti a mandar giù in meno di 30 secondi, oltre alla brioche-contenitore, il famoso equivalente di due coni che ne costituisce il ripieno. Se nei successivi cinque minuti non avrete avuto una congestione o una sincope, potrete vantarvi con i vostri amici di aver anche voi mangiato "a’ briosc co’ ggilatu". Anche nei primi due casi potrete comunque – anche se da un letto di ospedale – vantarvi del medesimo atto.

giovedì 27 luglio 2006

Domani E' Un Altro Giorno

Molti dei pochi lettori di questo blog, per forza di cosa avranno votato il centro-sinistra. Ragazzi, come vi sentite due mesi dopo l’insediamento del nuovo governo ? Avete anche voi una spiacevole sensazione di assorbimento ? Lasciamo perdere i ministri che si sospendono o minacciano le dimissioni a turno. Chiudiamo pure un occhio sul ricorso sistematico alla fiducia per calmare i mal di pancia (anche quelli veri, purtroppo) quotidiani di questo o di quel senatore (dopo tutto, questa situazione è anche conseguenza della cazzutissima legge elettorale così fortemente voluta da Casini e amici). Trascuriamo le liti sull’Ulivo, il Partito-Democratico-Che-Non-C’è, l’allargamento al centro e la tenuta a sinistra. Quello che non funziona è che neppure con questi cambierà niente. Continueremo a vivere in un paese in cui la politica entra dappertutto, in cui senza tessera (anche se la tessera non ce l’ha più nessuno – almeno una volta uno si esponeva per bene) c’è tutto un mondo di professioni e di carriere che ti è precluso. Largo ai giovani ? Ma quando mai... Sul Corriere di oggi leggevo i nomi dei futuri amministratori delegati e presidenti delle società soggette allo spoil system. Cazzo, sempre gli stessi, Colao, Cimoli, Cattaneo, gente che continua a passare da una società all’altra, beccandosi ogni volta buonuscite milionarie (in Euro) e non si capisce perché non durino mai più di due anni allo stesso posto. Ma Cattaneo non era fascista ? Adesso leggo che è in quota DL...
E poi dice che il privato fa schifo. Bell’esempio che dà il pubblico. Chiudo qui perché per questi sfoghi c’è già il blog di Libero o di Beppe Grillo.

martedì 25 luglio 2006

Mo' Figghiu U' Scienziatu

Stamattina sono riuscito ad alzarmi presto ed andare a correre. A differenza di Riva del Garda, niente stangone in giro. A quell’ora, solo qualche venditore di panini con il wurstel e patatine fritte, basso, grasso e peloso. E’ ancora vivo il ricordo dell’arrivo a Scoglitti del primo venditore ambulante di wurstel (viustel), hamburger (abucher) e patatine fritte. Fu un’estate di circa trent’anni fa: una sera, in piazza Sorelle Arduino, si materializzò dal nulla un camioncino bianco con due tizi (fratelli ? amici ? padre e figlio ?) che dopo anni da emigranti in Germania avevano deciso di tentare la fortuna in terra patria. E fu il trionfo. Orde di ragazzini urlanti si accalcavano ogni sera sotto il camioncino, mentre i due, ricoperti di sudore per il caldo estivo e quelle delle griglie e delle piastre roventi, sfornavano panini e patatine a un ritmo inconcepibile per un essere umano. Non si capiva se a sfrigolare sulle piastre fosse più il grasso che colava dalla hamburger e wurstel o quello dei loro corpi. I bambini si ingozzavano e i due si arricchivano. Credo che il primo anno di attività tirarono su abbastanza soldi per comprarsi casa e avere una modesta rendita per tutta la vita. L’anno seguente si ripresentarono, un po’ più ripuliti, ma già la concorrenza aveva reso il mercato meno lucroso. Dopo pochi anni sparirono del tutto dalla circolazione. Credo che prima di andare definitivamente in pensione, pentiti del loro contributo massiccio allo sterminio dei maiali e all’obesità dei bimbi, abbiano aperto un’associazione dedita alla promozione del sedano crudo.
Notizia dell’ultima ora: mio fratello ha scoperto la cura dell’Aids. Lui minimizza, schermandosi dietro frasi scientifiche complicate, e adesso si sta nascondendo da orde di giornalisti affamati di notizie che lo cercano in giro per l’Italia (ma lui, furbo, è scappato a Grenoble). Comunque, è uscita un’ANSA e la notizia è passata al TG1 del mattino e alla radio (intervista). Mofrà, non fare il modesto e goditi un po’ i frutti del tuo duro lavoro. Soprattutto, qualsiasi contributo al diritto di scopare senza troppe angosce è sempre ben accetto. Ma voi, giovini, mettete sempre il preservativo, perché anche quando Mofrà avrà scoperto la cura definitiva ci saranno sempre un sacco di malattie in giro.

Elmo

Eccomi qua in Sicilia. Per essere più precisi a Scoglitti, frazione di Vittoria e ridente cittadina di mare il cui nome deriva – con un volo di fantasia – da “scoglietti” (così almeno mi hanno sempre raccontato). Qui ho passato tutte le mie estati fino alla fine del liceo. Cioè, fino ai diciotto anni stavo fisso qua per due mesi all’anno, poi ho cominciato a ridurre la mia permanenza fino a stabilizzarmi sulla media di una settimana all’anno negli ultimi dieci anni. Adesso, miracoli della figlianza e dei sindacati della mia azienda (che hanno ottenuto 13 giorni di ferie in più per tutti gli assunti prima del 2000), mi fermerò ben tre settimane tre. Altro miracolo, ci sarà una quasi completa sovrapposizione con le mie amiche degli anni d’oro del liceo, ambedue dotate di figlie più o meno coetanee di mio figlio Pietro. A parte il riposo (da che, poi ?), l’obiettivo di queste vacanze diventa triplice:
1) aggregare tutti i bambini perché si scannino tra di loro e mi lascino prendere il sole in pace;
2) aggregare tutte le donne perché chiacchierino tra di loro e lascino in pace i mariti;
3) cominciare a gettare le basi per il futuro matrimonio di Pietro.
E scusate se è poco.
Prima di chiudere, mi soffermo su un personaggio di Vittoria, il signor Elmo. Il signor Elmo ha fatto l’autista privato per tutta la vita. Adesso si è messo in pensione e fa l’autista privato in nero. Il signor Elmo in vita sua ha preso solo una settimana di ferie, perché le vacanze lo annoiavano. In queste ferie è andato in Puglia, in uno di quei posti in cui si suppone che non muovi neppure un dito. Lui si è messo a cacciare lepri e porcospini dalla mattina alla sera, e per tutta la settimana gli ospiti dell’hotel – direttore e cuoco compresi – hanno mangiato cacciagione. Quando la “vacanza” è terminata, il personale dell’albergo lo ha pregato in ginocchio di ritornare l’anno seguente, gli avrebbero offerto gratis vitto e alloggio. Lui ha ringraziato ma ha spiegato che questa sarebbe stata la sua ultima (e unica, aggiungiamo noi) settimana di vacanze, perché il riposo non fa per lui. Poi è andato via. Gli anziani del paese, nelle notti fredde davanti al camino, ancora narrano di questa figura leggendaria che dal nulla era a arrivato e nel nulla sparì. Gli animali del bosco stanno ancora festeggiando.

domenica 23 luglio 2006

Run Like a Mule

Ho conosciuto un tizio che fa il cuoco di professione e ha una passione sfrenata per la montagna. E’ stato alpino. Qualche anno fa ha saputo che gli alpini di una zona dell’Alto Adige che ora non ricordo avevano deciso di sopprimere una mula per raggiunti limiti di età. Indignato per lo scarso rispetto nei confronti di un animale che sì fedelmente aveva servito il corpo per tanti anni, ha chiesto e ottenuto di portarlo con sé. La mula ha così vissuto ancora per diversi anni, godendo di una pensione dorata nella campagna del suo protettore. L’anno scorso l’animale è stato ricevuto con tutti gli onori dal circolo ufficiali di Merano, sfilando davanti ad alpini – e alpine – entusiasti. Poi un paio di mesi fa ha deciso di andarsene nel paradiso dei muli. Una prece.
Stamane, contro ogni previsione, mi sono alzato alle sette di mattina e sono andato a correre sul lungolago di Riva. Pensavo di essere solo come un pazzo. E invece, pieno così di ragazze. Tutte alte, tutte belle, tutte bionde. Come poco più tardi mi ha spiegato la barista del “Lapaz”, nuovo luogo trendy rivano, l’uomo medio (cioè io) è pigro, quindi non ce la fa ad alzarsi così presto per andare a fare sport. Le donne invece sono più attive e – parole sue – un po’ fissate. Se siete giovani e scapoli, venite a Riva d’estate, uscite la mattina presto per andare a fare un po’ di footing. Poi andate a tacchinare le bariste, a cui sarà già passata l’incazzatura per la sveglia mattutina e non sarà ancora venuta quella per i clienti e il caldo. Però rappellatevi le parole di lu monace: “mai più de una e una ogne luna”.

sabato 22 luglio 2006

Ar(Riva)ti

Come avrebbe detto Mofrà parecchi anni fa, "vive les vacances !". Dopo mesi di durissimo lavoro, mi godo il meritato riposo. Saranno delle vacanze all’insegna dello sport e del cibo sano. Ieri ho iniziato fiondandomi in piscina alle 16.30 e ci sono rimasto per due ore, nuotando e leggendo. A Roma c’è un caldo bestiale. Il volante brucia tra le mani, qualsiasi oggetto metallico provoca ustioni di secondo grado e l’asfalto stenta a conservare il suo stato solido. Un vento africano completa il panorama. Ma io parto, vado via per tre settimane. Arrivederci Roma, stammi bene. Alle dieci di sera io e Alessandra abbiamo preso il treno per Rovereto. Naturalmente la nostra carrozza era sfasciata, naturalmente ci hanno messi in un altro scompartimento e – perché dirlo ? – stamattina siamo arrivati in ritardo. Il controllore voleva piazzarci in uno scompartimento con due shlafi avvinazzati e ho dovuto combattere il mio razzismo al contrario per chiedere di cambiare posto. Se fossero stati due milanesi non avrei esitato a esigere immediatamente un altro posto più consono al mio lignaggio.
Adesso siamo a Riva del Garda, dal nostro Pietrino (a cui non manchiamo per niente), temporaneamente depositato presso i nonni materni. Anche qui fa un caldo fetido e il lago è tutto verde. Non vedo l’ora di andare al mare. I laghi sono belli da vedere, ma non hanno sapore. Rischi di affogare con l’illusione che stai semplicemente bevendo dell’acqua. Forse un po’ troppa, ma non te ne rendi conto subito. Il fondo è melmoso, i pesci sono anonimi e l’acqua è fredda. Ma Riva è un posto carino e tranquillissimo e da un paio di anni comincio a pensare che potrei anche viverci. A meno di non finire come quel bambino di una favola di Pazienza, che era così abituato allo smog che, il primo giorno che lo portarono in un parco, morì.

venerdì 21 luglio 2006

Fort Knox

Come vi dicevo, ieri sono stato invitato a cena dalla mia collega Valentina. Durante il percorso ho tirato su Andrea (mio collega che lavora a Santo Domingo), Raffaele (mio collega che ha lavorato in Honduras) e un suo amico genovese che vive e lavora in Svizzera.
Conversazione in macchina:
Andrea: “dove vivi ?”
Amico Svizzero: “in Svizzera, a Basilea”
A.: “bellissima la Svizzera, io sono stato a Zurigo d’estate”
A.S.: “sì, bella, comunque io vivo a Basilea”
A.: “ma ci sei stato a Zurigo ? Perché Zurigo è proprio bella”
A.S.: “sì, ci ho vissuto qualche anno. Adesso però vivo a Basilea”
A.: “senti, ma a Zurigo d’inverno com’è ?”
E così via.
Visto che Andrea si lamentava della colonna sonora (Afterhours, lui invece è abituato a Shakira), ho messo “Una Buona Scusa Per Andarmene”, dei Massimo Volume. Venti minuti di monologo parlato sul rapporto ambiguo tra il proprietario di un piccolo negozio di pelli e il suo garzone di bottega. Entusiasmo generale e standing ovation dei presenti.
Arrivati da Valentina, dopo aver attraversato i mille ostacoli elettronici della “Fortezza di Cnosso” (come Raffaele ha ribattezzato il complesso condominiale dove vive Valentina), siamo entrati nel celebratissimo appartamento dove il design impera e lo sporco è bandito con decreto regio. Lì siamo stati rimpinzati di buone cose e di carne alla griglia, mangiata sul terrazzo con vista piscina. Naturalmente abbiamo finito con il parlare di lavoro. Credo che con il materiale narrativo raccolto ieri sera ci si potrebbe fare un blog a parte, ma sarebbe interessante solo per chi lavora con noi e avrebbe come unica conseguenza il mio licenziamento. Tuttavia qualche episodio gustoso...

Ci penserò. Nel frattempo Raffaele è invitato a scrivere qualcuna delle avventure del suo amico Stefano, che è sceso dal Monte Rosa in sandali.

No Logo

Ragazzi, finalmente ho avuto il primo commento ! Per fortuna posso contare su una solida rete di amicizie sicule che sono a conoscenza delle esigenze del mio ego smisurato. Ieri, tornato dal lavoro, mi sono steso sul divano e mi sono sparato tre CD di fila in uno stato di semiveglia catatonico. Poi mi sono alzato, ho fatto la doccia e ho indossato la mia fantastica maglietta rosa targata “Abercrombie & Fitch”, regalo di Alessandra.
Una parentesi su questa maglietta. Io neanche so chi cacchio sono Abercrombie & Fitch (dal nome sembrano un duo comico), però quando l’ho tirata fuori dalla mia valigia in Colombia, Valentina (mia collega) mi ha detto: “che sfigato, una maglietta rosa......ma...ma....ma è di Abercrombie & Fitch, che figo !”. Il potere del logo, Calvin Klein batte Naomi Klein 2 a 0. Poi mi sono informato su A & F e pare che la catena di negozi sia stata accusata di pratiche semi-naziste, tipo che assumono solo impiegati alti, snelli e biondi. I ciccioni li fanno lavorare solo a contratto e li tengono nei magazzini. Bisognerebbe boicottarli, ma uno come fa a boicottare tutto ? E’ come se – ad esempio – visto che nell’azienda idrica di una città ci lavora un gran numero di teste di cazzo, il cittadino deve smettere di bere. Chiusa parentesi.
Assieme alla maglietta rosa ho indossato dei jeans rossi, che Alessandra a posteriori ha ritenuto “un po’ azzardati”. Ma lei non c’era e io ho azzardato. Prima di avviarmi verso casa di Valentina, che mi aveva invitato a cena, ho deciso di lavare la macchina a mano. Nel senso che l’ho portata davanti a una fontanella pubblica (di quelle che si trovano nelle città e che vengono gestite dalle aziende idriche piene di teste di cazzo) e con una mano versavo sulla supercar l’acqua presa con un innaffiatoio, mentre con l’altra – senza spugna, a mano nuda – lavavo la carrozzeria. Un lavoro sopraffino, soprattutto quando gratti le cacche di piccione con le unghie. Sono tornato a casa, mi sono lavato le mani col sapone e sono uscito. A più tardi per il resoconto della serata.

giovedì 20 luglio 2006

Sottoterra



Ho visto American Splendor, un film del 2003 sulla vita di Harvey Pekar, autore di una - relativamente - famosa serie di fumetti underground americani, American Splendor per l'appunto, pubblicata annualmente dal 1966 e illustrata (tra gli altri) da Robert Crumb e Joe Sacco (di loro scriverò un'altra volta). Pensate che questo bizzarro personaggio, ormai 67enne, ha sempre vissuto a Cleveland, lavorando dal 1966 al 2001 (anno del suo pensionamento) nell'archivio del Veterans Hospital della città. Questo film mi ha messo a disagio, come a suo tempo mi era successo con il film-documentario sulla vita di Robert Crumb ("Crumb", di Terry Zwigoff, 1994). Da un lato c'è il fascino del lavoro di questi uomini, l'invidia per la loro bravura, per la capacità che hanno di dare espressione ai loro sentimenti e ai pensieri più folli. Dall'altro c'è la consapevolezza che queste persone non stanno per niente bene, che hanno vissuto un'infanzia disgraziata, che hanno un sacco di problemi relazionali, che hanno dei fratelli e delle sorelle più matti di loro. Disturbing lives. Quando mi metto a pensare a quello che sono e che sarei potuto essere, mi consolo dicendomi che alla fine i grandi personaggi sono tristi e paranoici e che è meglio essere uno sfigato sereno. Ma l'invidia resta.
Ieri sera Alessandra ha vinto la mia pigrizia e siamo andati al concerto di Battiato a Fiesta. Bellissimo, anche se Battiato bisogna vederlo con poca gente attorno. E ieri di gente ce n'era un sacco. Oggi è giovedì, domani è venerdì e domani sera me ne vado in feeeeeeeeeeerieeeeeeeeeeeee

mercoledì 19 luglio 2006

Un Gelato Allo Zabaiòn

Ieri sera sono uscito con Mofrà il fantasma e Laura, per mangiare un gelato da Giolitti. Non il Giolitti famoso del centro, ma un parente che ha una piccola (e scassata) gelateria in via Vespucci, a Testaccio. Specialità: gelato allo zzzabbbbaione. Dopo una giornata di stenti e di insalate mi ci voleva un tonico. Ho fatto aggiungere anche la panna montata. Sopra e sotto. Poi a casa ho finito di vedere Belfagor. Da piccolo ero terrorizzato dal fantasma del Louvre, che adesso non fa più paura a nessuno. Se penso a quello che vede Pietro in televisione...
Credo di essere arrivato alla frutta. Le giornate non passano mai e voglio andare in vacanza. O meglio, voglio andar via da questo ufficio. Meglio ancora, voglio andar via da questa azienda. E voglio mettermi a mollo nel mare, fare il bagno al tramonto, quando la spiaggia è vuota, l'acqua è caldissima e il silenzio regna. Manca pochissimo. Stasera, concerto di Battiato a Fiesta. E vai...

lunedì 17 luglio 2006

Das Karfa

Visto che avevo un po' di tempo libero, ne ho approfittato per riparare le mie statuine di Das, vittime dei tentativi di pulizia della colf. Il Das non è il massimo per i piccoli dettagli, ma sono troppo pigro per lanciarmi su materiali più sofisticati, tipo il Milliput. La realtà è che vorrei fare mille cose e finisco col farne dieci (male). Questa statua, che risale a più di dieci anni fa, ritrae Alessandra alle prese con un povero passante che non vuole firmare una petizione per il Partito Comunista. Ora il Partito Comunista non c'è più e noi non sappiamo dove sbattere la testa. Mi consolo ascoltando Terrestre dei Subsonica

Desperate Housewife

Un uomo lasciato da solo il fine settimana può essere capace delle più grandi follie. Vado a cercare due ukraine e metto in funzione l'idromassaggio ? Mi stordisco di Playstation (che non ho) ? Mi strafogo di dolci da Andreotti ? No, monto le nuove sedie. Risultato: mani a pezzi, non potrò stringere nessun oggetto per le prossime due settimane. Imperativo l'acquisto di un avvitatore, un oggetto che non dovrebbe mancare in nessuna casa. Esauriti i miei task di bravo ometto (ho anche potato i gerani sul terrazzino e travasato una pianta più morta che viva) mi sparo due puntate di Belfagor in lingua originale. Da bambini giocavamo sempre a Belfagor sulla terrazza di Turi Campo, a Scoglitti. Suo fratello Éntoni (forse era Anthony, ma per me resta Éntoni) era Belfagor, mio fratello Andrea era - va da sé - Andrée Bellegarde. Nella nostra variante siciliana, Belfagor era in costume da bagno e inseguiva tutti saltando su un pon pon di gomma arancione. Uno spasso. Disco del momento, 100th Window dei Massive Attack.

domenica 16 luglio 2006

Salutismo



Inizio giornata all'insegna della salute. Visto che tra pochi giorni andrò al mare - ergo, allarme panzetta - e ho anche il colesterolo alto (anche se dipende dai parametri utilizzati), su pressione della consorte sono andato a nuotare alla piscina convenzionata con la mia azienda. Non di solo nuoto vive l'uomo, allora mi sono portato dietro il mio libro del momento, Il Drago d'Avorio, un trip noir nell'Albania comunista fra sdoppiamenti di personalità e fughe nell'alcool. Alternando nuoto e lettura, mi sono ridotto a uno stato pre-comatoso che mi sarebbe piaciuto curare con quattro salsicce, patate arrosto e un generoso bicchiere di rosso. Invece, insalatina mista del Giesse con variante aggiunta di pomodorini ciliegini. Sono ancora troppo debole e mi getterò sul letto. Se non ci sono altri post entro domani, venitemi a cercare e portatevi dietro una flebo al prosciutto. Nel tardo pomeriggio è prevista una corsetta al parco...

Cose da Paz


Ho appena finito di leggere l'ultima uscita a fumetti di Andrea Pazienza. A 16 anni già disegnava come un dio. Aveva fretta. Presto ha iniziato e presto ha finito.

sabato 15 luglio 2006

Caldo de Pata

Tutti hanno un blog. Il tuo vicino a stento ti saluta, ma se hai un blog è probabile che lui sappia su di te tutto quel che vuoi fargli sapere. Nella speranza che i miei vicini mi cerchino su internet e mi invitino a casa loro, anch'io mi metto a nudo sulla rete. E lo faccio iniziando nella maniera più brutale, con una foto che mi ritrae all'attacco di un caldo de pata (zuppa di zampa di mucca) in un "ristorante" di Bogotà (Colombia). A colazione.

P.S. I buongustai possono gustare un piatto analogo, che si chiama Khash, in Armenia. Anche lì, si mangia a colazione.