
Dopo quattro giorni di alimentazione bilanciata, corse ed esercizi, oggi pomeriggio ho deciso di concedermi una briosc co’ ggilatu (brioche con il gelato). Per capire l’essenza e la tecnica di consumo di questo prodotto dolciario, bisogna prima cercare di visualizzarlo. La brioche è una specie di panino dolce, dalla consistenza a metà tra il pane e un buondì, grande come una rosetta ma piena dentro. La brioche viene spaccata a metà, ma le due parti restano attaccate per un lato, e ci si schiaffa dentro l’equivalente di due coni gelato. E qui comincia il divertimento. Per poter mangiare il tutto dovete avere una gran fame, molta voglia di gelato e una bocca foderata con materiale antigelo. Il caldo torrido infatti (condizione essenziale perché vi venga voglia di avventurarvi a comprare una brioche con il gelato) comincerà a fondere il gelato in men che non si dica, soprattutto se non conoscete in precedenza quali gusti del vostro gelataio tendono a sciogliersi prima e quindi non avrete fatto una scelta oculata. A questo punto, non essendoci altro contenitore che la brioche stessa e le vostre mani, se non volete andare in giro con il gelato che cola lungo le vostre braccia e sui piedi, non vi resta altro da fare che azzannare immediatamente – a bocca spalancata, visto che stiamo parlando di qualcosa che al punto di massimo spessore può raggiungere i 15 cm – brioche e gelato. Per fare questo, dovrete essere dotati di un enorme resistenza al freddo, non solo a livello lingua-bocca-palato, ma soprattutto nello stomaco. Infatti sarete costretti a mandar giù in meno di 30 secondi, oltre alla brioche-contenitore, il famoso equivalente di due coni che ne costituisce il ripieno. Se nei successivi cinque minuti non avrete avuto una congestione o una sincope, potrete vantarvi con i vostri amici di aver anche voi mangiato "a’ briosc co’ ggilatu". Anche nei primi due casi potrete comunque – anche se da un letto di ospedale – vantarvi del medesimo atto.
Nessun commento:
Posta un commento