mercoledì 20 settembre 2006

Audition

Quest'estate Turi Campo, tra un piatto di zuppa di ceci e qualche pezzo di salsiccia alla brace, mi ha parlato di Audition, un film di Takashi Miike, scognito (perlomeno a me) regista giapponese. Dalla descrizione e dallo sguardo allucinato di Turi mentre ne parlava, ho capito che non potevo non vederlo. Così l'ho scaricato dalla rete e ieri me lo sono sparato sul laptop. Vedete la foto ? Quella è la protagonista che si accinge a fare utilizzo di un filo metallico "abbastanza sottile e robusto da tagliare la carne e le ossa". Insomma, un delirio. Corro subito a scaricare altro materiale. Pare che alla prima di un altro suo film del 2001 a Toronto ("Ichi the Killer"), il pubblico ricevette come gentile omaggio delle "barf bags" (i sacchetti per il vomito degli aerei) con il logo del film. Grazie Turi del prezioso consiglio, anzi ne attendo altri.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Per prima cosa di dico solo: "chiri chiri chiri chiri..." e tu che hai visto il film... eh eh eh eh.

Poi ti segnalo un altro film da vedere sicuramente che è:

Noi Albinoi (2003) film islandese del 2003.
Regia: Dagur Kari

Estratto da una recensione in rete: http://www.blackmailmag.com/noi_albinoi.htm

"Cinema minimal-esistenziale, delicato innocente struggente come un logoro carillon malandato. Poesia dello stupore infantile, poesia della solitudine, poesia della strategia di fuga. Poesia del non-luogo.
La storia: Noi è un adolescente in scarpe da tennis, cappellino di lana e passo incerto. Vive con la nonna, in un paesino di quattro gatti coperto di bianco nel nord dell’Islanda, e ogni tanto passa a trovare il padre, guidatore di taxi alcolizzato e trasandato. Zero amici, forse solo una ragazza niente male tornata dalla città cui imparare a fumare sigarette.

Segni stilistici: macchina fissa, inquadrature rigorose, fotografia scarna e graffiante da videoclip trendy di ultimo grido. Pregio: la capacità di far parlare gli oggetti, l’ambiente, i silenzi, i movimenti, l’eco dei passi nelle stanze vuote. E poi, la solita magia: poesia sorda nella neve, poesia dei diciassette anni isolati dalla scuola, dai padri, dai soldi, dalla disciplina, dagli alcolici vietati, dai piedi infreddoliti, dalle palme delle Hawaii dell’immaginario collettivo.
Dagur Kari: testa da tener d’occhio. Attualmente impegnato a Copenaghen nella lavorazione di un film “Dogma"

Anonimo ha detto...

Noi Abinoi l'ho visto ad Edimburgo in inverno, da disoccupato. Non mi era dispiaciuto, ma il ritorno a casa a piedi mi ha un po' depresso ...